Un approccio alimentare adeguato è in grado di garantire benefici apprezzabili a chi soffre della sindrome dell’intestino irritabile: vediamo il perché insieme al dott. Mauro Meloni uno dei migliori professionisti per chi cerca un nutrizionista o dietista ad Udine.
La sindrome dell’intestino irritabile è una condizione patologica indicata anche con la sigla IBS (dall’inglese, Irritable Bowe Syndrome) diffusa in tutto il mondo caratterizzata da sintomi che contribuiscono a ridurre la qualità di vita del soggetto. In ogni caso, è possibile migliorare la situazione con una dieta adeguata, a patto da non considerarla come totalmente curativa. Questa sindrome, segnalata anche con il nome di colite spastica, può essere causa di dolori e fastidi addominali con irregolarità dell’alvo, meteorismo e sensazione di pancia gonfia. Le infezioni gastriche e intestinali sono fattori di rischio predisponenti, come pure lo stress, la depressione, l’abuso di stupefacenti, l’impiego di antibiotici e l’obesità addominale.
La dieta da seguire
Come accennato, le persone che soffrono di tale sindrome possono trovare beneficio in un approccio nutrizionale adeguato. Prima di tutto occorre verificare lo stile alimentare, in modo da identificare quali fattori di rischio ci possono essere nella dieta che si segue. Il riferimento, in particolare, è a cibi di qualità modesta o che si caratterizzano per la presenza di componenti pro-infiammatorie in grado di accentuare i sintomi. In linea di massima un approccio dietetico consigliato è quello che prevede di ridurre l’assunzione di carni conservate e di zuccheri semplici. Sarebbe preferibile evitare anche gli oli di qualità scarsa, le bevande gasate e zuccherine, gli alcolici, le fritture e le spezie irritanti come il peperoncino, il pepe e lo zenzero.
La dieta FODMAP
La dieta FODMAP è un approccio alimentare che ha riscosso un interesse sempre maggiore nel corso degli anni più recenti. Si tratta di un regime dietetico che comporta l’eliminazione, o comunque la limitazione, di cibi che si ritiene possano aggravare i sintomi della sindrome dell’intestino irritabile. È da qui che deriva il nome della dieta: i FODMAP sono appunto Fermentabili Oligosaccaridi, Disaccaridi, Monosaccaridi e Polioli. I fruttani e i galattani sono esempi di oligosaccaridi; il lattosio è un disaccaride; il fruttosio è un monosaccaride; nella categoria dei polioli ci sono, fra l’altro, lo xilitolo, il mannitolo e il sorbitolo. È evidente che eliminare dalla dieta i FODMAP vuol dire addio a cibi come i latticini, molta frutta, il frumento e i legumi.
Quali alimenti non possono essere consumati
Se si segue la dieta FODMAP, pertanto, non si possono assumere legumi, quali i piselli, le lenticchie, i fagioli, i ceci e la soia. Tra i frutti da evitare, poi, ci sono le more, le mele, i cocomeri, le albicocche, le susine, i fichi, le ciliegie, le nespole, i cachi, le prugne, le more, le pere e le pesche. In una ipotetica lista nera finiscono anche l’avocado, il mango, i succhi di frutta, i prodotti di pasticceria e i dolcificanti artificiali come il mannitolo, lo xilitolo e il sorbitolo. Ancora, una dieta FODMAP richiede di limitare il consumo del latte – sia quello vaccino che quello di capra o pecora – e di frutta secca, come i pistacchi, gli anacardi, le noci e le mandorle. Non vanno bene nemmeno il frumento e i suoi derivati come i grissini e i cracker.
I benefici della dieta FODMAP
Una dieta di questo tipo assicura benefici significativi, per chi soffre della sindrome dell’intestino irritabile, dal punto di vista della qualità della vita, anche se richiede di escludere molti alimenti che hanno una notevole importanza dal punto di vista nutrizionale. Per esempio, un consumo limitato di frutta e di ortaggi può causare deficit vitaminici, con riferimento in particolare alla preziosa vitamina C.